Il mulino abbandonato di Candia Canavese
Candia Canavese è un borgo del Piemonte famoso per l’omonimo lago che si estende in una grossa parte del territorio comunale, in queste zone ci sono innumerevoli sentieri e percorsi bellissimi per tutti coloro che amano le passeggiate in mezzo alla natura.
Ho scoperto quest’antico mulino per caso, dato che non esistono informazioni in rete e come se non bastasse mancano anche indicazioni che rendano visibile la sua esistenza. Di fatto questo è il primo articolo che qualcuno abbia scritto su questo mulino, che praticamente non si nota dalla strada. Bisogna addestrarsi in una fitta foresta selvaggia per raggiungerlo, così dimenticato che non esiste più un sentiero che lo colleghi con il mondo degli esseri umani.
Non essendoci informazioni dobbiamo basarci sulle poche tracce storiche che si possono trovare in rete: le mappe! Nelle vecchie cartine il suddetto mulino compare già nella cartografia sabauda del 1852, esso viene indicato con un generico “molino”, segno che all’epoca l’edificio non solo era attivo, ma con molta probabilità era un mulino utilizzato da tutte le cascine delle zona, in quanto spesso questo genere di strutture erano adoperate da una grande moltitudine di cascine, essendo un edificio estremamente importante e prezioso per la sopravvivenza della comunità. E’ molto probabile che esso abbia origini molto antiche, forse antecedenti al 1700.
Nelle mappe realizzate nei decenni successivi (in basso a sinistra) scopriamo che il mulino ha assunto due denominazioni diverse nel corso della sua storia. Nel 1880 esso era conosciuto con il nome di “Mulino Genisio”, con molta probabilità era il cognome della famiglia che all’epoca lo gestiva. Genisio è un famiglia molto diffusa nella zona.
Nella mappa disegnata nel 1922 (in basso) il mulino compare per qualche ragione con un nome diverso: “Mulino Bianizzo”, essenzialmente questo nome deriva dalla roggia che passa proprio attraverso il molino stesso. Non so per quale motivi sia cambiato il nome, è probabile che siano avvenuti dei passaggi di proprietà che ne hanno cambiato il nome.
L’edificio ha continuato a funzionare fino alla fine degli anni ’30, con l’avvento della macchine e dell’industria, i mulini hanno perso progressivamente importanza, fu così che improvvisamente i macchinari si sono fermati, lasciando tutto quanto nell’abbandono.
Sono rimasti ambienti surreali, affascinanti e misteriosi. Sembra un edificio uscito da un sogno, ruderi che sussurrano d’un passato remoto, sono rimaste tutte le macine, preziosissime all’epoca, e gli ingranaggi in legno originali ancora perfettamente conservati.
E’ un vero peccato che all’epoca qualcuno non abbia pensato di salvare tutto questo, eppure anche nel più completo abbandono, osservare questo mulino fa bene all’anima. E’ difficile descrivere tutto questo a parole, ogni pietra o mattono che si osserva proviene da tempi dove non esisteva nemmeno la corrente elettrica. Sarebbe interessante avere maggiori informazioni su questo posto… con questo articolo ho voluto ridare luce ad un luogo assolutamente dimenticato, ma che solletica tutt’ora la fantasia di chi ha voglia d’osservarlo.
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