Già in epoche preromane c’era la necessità d’ottenere metalli. I metalli permettono la costruzione di armi, sono quindi un elemento di potere. Non sorprende che il controllo delle miniere ha da sempre avuto un’ importanza politica per qualsiasi popolo. Non sappiamo molto dello sfruttamento minerario di questa miniera in epoche antichissime, sono però giunte a noi notizie molto interessanti sull’epoca romana: furono infatti dei fratelli, i “Fratelli Slopis” che avviarono il primo grande sfruttamento della miniera. Erano quasi sicuramente cittadini romani, che disponevano di molti schiavi per l’estrazione del piombo e dell’argento a partire dalla galena argentifera. In epoca romana c’erano delle leggi che regolavano l’estrazioni minerarie, ma sono cambiate spesso a seconda del periodo. Non sono molte le notizie che sono giunte fino a noi del periodo dello sfruttamento minerario romano di questa miniera, ma è facile immaginare che furono migliaia gli schiavi che morirono in quel periodo. Per la cronaca: ci troviamo in Piemonte, esattamente nel piccolo e poco conosciuto paese di Brosso.

La legislazione in periodo romano variò a seconda dell’epoca. Ad esempio durante l’epoca della Repubblica Romana la legge prevedeva che lo sfruttamento della miniera spettava a chi disponeva del terreno in superficie, non prevedendo l’esistenza di proprietà privata nel sottosuolo. Durante il periodo Imperiale le miniere venivano invece gestite direttamente dall’Imperatore, che aveva il potere di decidere a chi dare in gestione una determinata miniera. Questo diritto continuò ad essere attivo anche con la caduta dell’Impero Romano, in quanto molte leggi rimasero in vigore anche successivamente. I conti e Signori di Brosso, i San Martino di Castellamonte, esercitarono il loro diritto di sfruttamento delle miniere dall’XI secolo, mantenendole nel loro feudo fino al XIV secolo.

Nel 1200 ci fu la stesura de “Gli Statuti Minerari della Val di Brosso“, che per la prima volta imponeva un ordinamento sulle miniere. In quel periodo iniziò ad esserci un crescente malcontento tra la popolazione, che vedeva nelle miniere l’unica e più sicura fonte di sostentamento del territorio. All’epoca quasi tutte le famiglie erano minatori, e lo erano da generazioni. Persone di bassa statura, forti, dove quasi sempre iniziavano a lavorare in miniera già da bambini. Gli abitanti di Brosso iniziarono a vedere sotto una cattiva luce il diritto di sfruttamento dei Conti di San Martino. Fu così che dal 1262 iniziò un periodo di proteste, mediazioni e guerre. Tentativi per svincolarsi dai gravosi tributi che la popolazione era costretta a pagare.

Ci volle più d’un secolo, e nel lento scorrere dei cambi generazionali maturò presto l’idea della rivolta. Fu così che nel 1386 la Rivolta dei Turchini diede una grande scossa a tutto il sistema feudale del Canavese. Fu una rivolta che riguardò quasi tutto il territorio canavesano, ma è interessante notare che la scintilla di quella rivolta iniziò proprio da Brosso. Furono quei minatori, oggi persone senza un nome, ma con una grande dignità, ad iniziare una fase di cambiamento, una rivolta che cambierà radicalmente il futuro e segnerà un punto di svolta per questa valle. Bisognerà aspettare Amedeo VI di Savoia, quando egli nel 1448 finalmente concesse piena libertà da ogni tributo per l’estrazione, mantenendo comunque il diritto per l’estrazione dell’oro e l’argento.

Fu così che vennero scritti statuti più moderni e funzionali, che definivano anche in che modo i boschi dovevano essere tagliati, come regolare i lavori minerari e la gestione d’un patronato per l’aiuto e l’assistenza dei lavoratori, in particolare coloro che non erano più in grado di lavorare dopo una vita in miniera. Fu un processo che migliorò nel corso di secoli, ma era ormai consolidata una “fratellanza” tra i minatori di questo territorio. E’ incredibile come delle semplici miniere possano aver influito sullo sviluppo del paese di Brosso, dove ancora oggi si respira quell’atmosfera antica. Questo perché le miniere sono stata sfruttate fino alla metà degli anni ’60, in un epoca ancora molto vicina.

Maggiori informazioni sulla storia, sui minerali presenti nelle miniere e molte altre informazioni, si possono trovare da questi link: http://www.mineralidelpiemonte.com/brosso.htm da qui: https://www.valchiusella.org/archeologia/il-sito-minerario-di-brosso/ e da qui: http://www.provincia.torino.gov.it/cultura/ecomusei/brosso/voce1_2.html

Senza andare nel sottosuolo, è possibile fare un viaggio nella storia delle miniere rimanendo in superficie. Oggi a Brosso sono in tanti ad occuparsi della storia di queste miniere, e sono molti i volontari e gli appassionati che nel corso dei decenni hanno raccolto innumerevoli oggetti e cimeli del passato. Ma sono tutt’ora in corso studi e sappiamo ancora molto poco della loro storia. Una volta all’anno viene anche organizzata una passeggiata presso quello che un tempo era la strada che conduceva i minatori alle miniere. Ma è un percorso che chiunque può percorrere liberamente, osservando i ruderi delle vecchie strutture minerarie.
Attualmente non conosco gli accessi della miniera, che dovrebbero essere moltissimi ed in grossa parte chiusi o nascosti dalla fitta vegetazione. Sconsiglio a chiunque di avventurarsi all’interno della miniera, perché è un luogo estremamente pericoloso, e senza una giusta preparazione ed attrezzatura è molto facile non uscirne.

Il percorso per la zona mineraria inizia dalla cappella di San Rocco, a Brosso, dove da qualche anno è stato allestito al suo interno un bellissimo museo minerario. Questo museo è gestito in maniera completamente gratuita ed è visitabile in particolari giornate dell’anno. Questa vecchia strada è stata concepita nel 1809 per facilitare il collegamento delle miniere con i vari paesi della zona, il tracciato è rimasto identico negli ultimi 2 secoli, ed è impressionante pensare che i minatori dovessero percorrere strade così impervie per iniziare poi uno stremante lavoro. Questa vecchia strada è conosciuta anche con il nome di “Strada delle Vote“, lungo il tracciato ci si imbatte in numerosi edifici rurali, in grossa parte nel più completo abbandono.
Lungo il tragitto è anche presente una struttura che veniva utilizzata come camera mortuaria, conosciuta tutt’oggi con il nome di “cappella dei morti“. E’ interessante questo particolare, denota che la mortalità sul lavoro era molto elevata, questo perché le misure di sicurezza erano spesso insufficienti o completamente assenti.

Nel tragitto è possibile anche raggiungere la bellissima Cascata Del Pissun, getto d’acqua del torrente Assa, è un bellissimo ambiente naturale immerso in una natura incontaminata e pura. Tra le varie strutture nelle vicinanze della cascata ci sono le vecchie fucine, la fornace e varie altre strutture che venivano utilizzate dai minatori. Nella mappa sottostante si possono vedere segnati anche alcuni ingressi, ma sono molto difficili da trovare.

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